giovedì 15 maggio 2014

Abolizione del Fiscal Compact

Tra i punti fondamentali che intendiamo portare avanti quando andremo a Bruxelles è la cancellazione del Fiscal Compact da parte della Repubblica Italiana. Il Fiscal Compact è il “Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria”, ed è in pratica una clausola firmata dalle nazione aderenti al Trattato di Maastricht siglato il 2 marzo 2012, ed in vigore dal 1 gennaio 2013 ed identifica il debito pubblico come l’elemento scatenante delle crisi economiche.
Estende a tutti i membri dell’Unione Europea la disciplina fiscale incorporata nella costituzione tedesca, ed è fondamentalmente finalizzato alla riduzione dei debiti sovrani dei paesi membri.
Questo assunto nasce dall’applicazione della dottrina liberista, basata sul presupposto che bisogna liberare il mercato privato dei capitali finanziari, e per far ciò bisogna poco a poco eliminare le spese dello Stato, andando a tagliare ogni presenza pubblica nel campo della sanità, dell’istruzione, dei servizi sociali, dei beni comuni, imponendo a ogni singola nazione l’abbattimento del debito e quindi impedendo ogni forma di investimento da parte dello Stato centrale.
 
L’accordo prevede:
  1. l’inserimento nelle costituzioni nazionali del pareggio di bilancio;
  2. l’obbligo per tutti di non superare la soglia del deficit strutturale dello 0,5%;
  3. una significativa riduzione del debito al ritmo di un ventesimo all’anno per arrivare alla soglia del 60% sul PIL nell’arco di un ventennio.
Il provvedimento inaugura una stagione e una politica dell’austerità, che è stata criticata da tutto il mondo accademico economico. Gli esperti sostengono infatti che, in momenti di crisi, l’obbligo di uno Stato non è il pareggio di bilancio ma il suo contrario, spendere più di quanto entra nelle casse dello Stato per salvare i suoi cittadini.
 
Per quanto riguarda l’Italia, che ha un debito complessivo nell’ordine di 2.100 miliardi di euro, è stato stabilito che la nostra nazione debba cancellarlo del 50% nell’arco di venti anni, corrispondente a 1.100 miliardi di euro, tagliando dalla spesa pubblica 55 miliardi di euro all’anno a partire dalla prima tranche che scade nella primavera del 2015. Questo significa che a gennaio del 2015, restando il Fiscal Compact, l’Italia dovrà attuare una eccezionale manovra economica per trovare 55 miliardi di euro. E’ stato calcolato che per raggiungere un simile obiettivo, senza operare tagli lineari dei servizi, nel 2014 l’economia italiana nel suo complesso dovrebbe aumentare di un valore tra un +8% e un +12% , come si verificò nel 1960.
Per l’Italia le previsioni nel 2014 (se va bene) sono di una crescita intorno a un + 0,6%, ultima in Europa.
 
L’Italia, quindi, sarà costretta:
  1. a vendere parte delle proprie riserve auree depauperando il proprio risparmio strategico nazionale;
  2. a svendere le più importanti aziende strategiche nazionali pubbliche ai privati (energia elettrica, acqua, gestione di infrastrutture, Eni, telefonia, siderurgia, turismo balneare e turismo artistico);
  3. a svendere il proprio patrimonio artistico di riserva (i ragionieri europei hanno già iniziato la quantificazione di valore dei sotterranei della Galleria degli Uffizi, la somma di reperti archeologici del Museo dell’Antica Roma, il passaggio della gestione dei più importanti siti archeologici nazionali, da Pompei a Selinunte, da Segesta alle tombe etrusche di Volterra);
  4. a questo bisogna anche aggiungere la cessione del diritto di occupazione delle battigie dell’intero sistema di spiagge italiane appartenenti al demanio che verranno affidate a multinazionali del turismo gestite dal gruppo tedesco Allianz e dalla Prudential Bache anglo-americana;
  5. dovrà ridurre di almeno 20 miliardi di euro all’anno l’investimento nell’istruzione pubblica con la possibile chiusura di almeno 250 atenei statali che passeranno ai privati, comprese grandi università secolari, la cancellazione della gestione nazionale degli asili-nido che diventeranno tutti privati;
  6. probabilmente la cancellazione definitiva di intervento da parte dello Stato a favore dei disabili, oltre che una fortissima tassazione sui ticket sanitari, la contrazione dei mezzi di trasporto pubblici, ecc.
Per obbligare le nazioni a rispettare tali parametri, bisognava immettere “l’obbligo di aderenza al Fiscal Compact” all’interno dei singoli meccanismi istituzionali e senza batter ciglio sia PD, PDL, Lega, Monti hanno votato in modo unanime all’adesione del Fiscal Compact, chinandosi alle imposizioni ed ai dettami dell’Europa.
Sotto la gogna di questa spaventosa cifra da trovare ogni singolo anno, dal 2015 al 2035, l’Italia annulla ogni possibilità di ripresa. 
Si tratta di trasformare il continente in un gigantesco bacino d’utenza di individui schiavizzati dal bisogno, quindi obbligati dalla necessità e dalle circostanze a dover accettare per forza ogni imposizione, ogni scelta esterna, ogni dettame, senza più poter fare appello al proprio diritto, sancito e conquistato, di scegliere in piena libertà l’esercizio all’autodeterminazione. E’ una Guerra Invisibile. E noi la dobbiamo vincere!

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